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Inarrestabile è la notte

14 Agosto 2024

Giacomo Stanga

Il 2024 segna, per il Festival internazionale di narrazione, un ritorno alle origini e una decisa innovazione: ritorno che è geografico, visto che la programmazione della ventiquattresima edizione si svolgerà interamente ad Arzo, e l’innovazione invece è cronologica, visto che si tratterà della prima edizione interamente serale. Per far fronte al caldo, sempre maggiore nelle giornate d’agosto in cui tradizionalmente si svolge, il Festival sposta infatti gli spettacoli «un po’ più in là» (per citare un noto tormentone) e concentra la sua ricca offerta dopo le 18 e 30 tutti i giorni, dal giovedì alla domenica.

 

Spazio e tempo che, non a caso, innervano profondamente il programma di quest’anno, muovendosi proprio tra spinte innovative verso il futuro e consapevolezza delle proprie radici: le radici del teatro di narrazione che il pubblico di Arzo ha imparato ad amare negli anni, con la sua offerta rivolta a giovani e meno giovani (ovviamente gli inossidabili Confabula, ma non solo), ma anche l’attenzione alla fascia d’età 0-5 anni, cui quest’anno è dedicata particolare attenzione – in particolare con due spettacoli e due laboratori – e di cui si discuterà anche nella tavola rotonda Minimondi (venerdì alle 18 e 30, in Corte dei Miracoli), in collaborazione con il programma di Rete Due Charlot. Passato e futuro che diventano riflessione generazionale ne L’ultima eredità di Oscar de Summa e in Mattia e il nonno di Ippolito Chiarello e sfida – anche letteralmente sportiva – in Ilva Football club di Usine Baug & Fratelli Maniglio, ma che possono anche significare riscoperta e ridiscussione di episodi storici come in Umanità nova. Storia di una mancata rivoluzione della compagnia Carullo-Minasi che porta l’esperienza dei Moti di Reggio in dialettico confronto con il presente e con il significato del racconto.

 

E sullo statuto e il significato della narrazione si interrogano in fondo, in modo diverso, anche Mario Perrotta (Come una specie di vertigine. Il nano, Calvino, la libertà) e Chiara Fenizi e Julietta Marocco (Lei Lear). Questo uno straniante viaggio assai novecentesco di due personaggi shakespeariani, il primo un affettuoso ritratto di un personaggio (il nano) a cui Calvino appena accenna nella Giornata d’uno scrutatore; entrambi punti di accesso ai grandi temi della libertà, dei diversi punti di vista possibili in una storia, ma anche omaggi al teatro come modalità di lettura della realtà e – perché no – dei classici. Viaggi molto più concreti poi quelli raccontati da Bernardino Bonzani in #bassa velocità. Vite in viaggio sui treni regionali (regia di Monica Morini) e in Kakuma. Fishing in the desert, regia di Laura Sicignano, con Irene Serini e Susanna Iheme, che ci trasporta fino ai confini tra Sud Sudan e Kenya, in uno dei più grandi campi profughi del mondo.

 

Insomma: nello spazio o nel tempo, anche quest’anno saranno moltissimi i percorsi possibili attraverso il Festival di narrazione, e chi passerà le sue serate ad Arzo sarà lasciata la possibilità di scegliere l’itinerario che più l’ispira. Quattro saranno le occasioni per discutere di quanto visto e dei temi che attraversano il programma (sempre alla Corte dei Miracoli): giovedì alle 19 parleremo di libertà e di come sia possibile raccontarla partendo dall’opera di uno scrittore con Mario Perrotta e Natalia Proserpi, mentre sabato dapprima di anarchia e teatro con Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi, Cristina Valenti, Massimo Ortalli e Edy Zarro (18 e 30) e poi di modalità di racconto della migrazione, con Laura Sicignano, Monica Morini e Bernardino Bonzani (20 e 30).

 

Vi diamo appuntamento lì, dunque, oppure dovunque vi troviate a parlare e discutere – ben oltre la discesa dell’inarrestabile – di ciò che avete visto sul palco e di ciò che vorreste vedere nel mondo, tra le solite ma nuove trame di questo Festival.

Che la notte abbia inizio.